Lotta allo spreco alimentare: la lotta alla povertà passa anche attraverso il circuito virtuoso del recupero alimentare
Ogni anno una quantità enorme di cibo viene sprecata e distrutta.
Il Pane Quotidiano, nella sua attività statutaria, dice stop allo spreco alimentare, e dal febbraio 2019 ha avviato un progetto concreto ad hoc, denominato “Cibo Buono” per la lotta allo spreco alimentare.
“Cibo Buono” è un’iniziativa di lotta allo spreco alimentare tesa a combattere gli sprechi alimentari mediante la raccolta di risorse alimentari inutilizzate o invendute, da destinare a titolo gratuito a famiglie e persone bisognose ed alle mense solidali della città.
Il progetto di recupero alimentare si sviluppa su diversi fronti.
In primo luogo, esso si avvale dell’opera dei volontari appositamente formati, per la diffusione dei principi delle buone pratiche di contrasto allo spreco alimentare e di riutilizzo del cibo altrimenti destinato allo smaltimento. L’opera di sensibilizzazione riguarda i settori della grande e della piccola distribuzione, quello della ristorazione e l’ambito delle mense aziendali, private e pubbliche.
Il Progetto “Cibo Buono” consiste non solo nella ricerca dei soggetti che producono e lavorano prodotti alimentari, che siano in grado di recupere i quantitativi di cibo non distribuiti, ma anche, in uguale misura, individuando soggetti (per lo più appartenenti al Terzo Settore) che possano in piena autonomia provvedere alla redistribuzione del cibo messo a loro disposizione a chi ne ha bisogno.
L’Associazione Pane Quotidiano Firenze svolge il ruolo di anello di congiunzione e soggetto mediatore tra i produttori di cibo e le associazioni di volontariato, affinché gli alimenti non utilizzati sfuggano allo smaltimento, e possano invece essere distribuiti a chi ne ha bisogno, tramite le mense solidali o con assegnazione a singole famiglie in difficoltà.
Tutto ciò è reso possibile dalle normative vigenti riguardanti la lotta allo spreco alimentare e soprattutto il recupero di risorse alimentari (Legge 155/2003, del 16/07/2003; Legge n. 166/2016), che di fatto hanno eliminato una serie di rigidità burocratiche che rendevano assai difficile il recupero ed il trasferimento a fini solidali di risorse alimentari.
In base a tale normativa, i soggetti che partecipano a questo incontro virtuoso teso al bene ed al conforto sociale, sono attori assimilabili al “buon padre di famiglia”, e pertanto si assumono l’onere e la responsabilità della migliore conservazione degli alimenti e della loro ottimale distribuzione.